Convento d'epoca che occupa un lungo tratto di via Gennaro, si svolge attorno a due corti con corpo di fabbrica di epoche differenti. Sulla prima affacciano gli edifici seicenteschi e settecenteschi che riprendono in parte i motivi decorativi della facciata, caratterizzata da un bel portale, chiuso tra due lesene e lunettato. La seconda corte, attualmente adibita ad orto, è delimitata sul lato settentrionale da un grande corpo di fabbrica a tre piani fuori terra, con uno stupendo portico con volte a crociera, chiuso da un'altana con archi a tutto sesto, ampiamente rimaneggiata. Nel 1490 il monastero venne ingrandito in seguito alle donazioni di Giovanna del Monferrato; un secolo più tardi, il 19 ottobre 1596 le monache chiedono aiuto al Re perché “avendo fatto principio ad una nuova chiesa per loro età ancora per li secolari" ( citato in g.C. Sciolla, op. Cit., pg. 32) si trovavano nell'impossibilità di proseguire per mancanza di fondi.
Non vi sono ulteriori notizie fino al 1757, anno in cui l'arch. G. Antonio Boselli di casale Monferrato esegue un progetto di ampliamento (Brayda, Coli, Sesia, op. Cit., pag. 91). Venti anni più tardi viene nuovamente programmato un ampliamento e le monache si rivolgono per una perizia ad un altro architetto casalese, Evasio Andrea de Gioanni, facendo particolare attenzione alla possibilità di annettere la vicina casa Piccardi. L'architetto presenta un progetto che prevede appunto tale annessione e di cui possediamo una coppia non datata dell'architetto Mario Guarino, conservata presso l’ a.S.V. Con la soppressione del 1802 il convento, abbandonato dalle Clarisse,
Viene venduto a tre privati e il 21 agosto del 1837 viene acquistato dalla contessa Gabriella Namis di Cossilla che, insieme al Vescovo Gilardi fondò il nuovo monastero.