Appartamento in prestigiosa villa storica rinascimentale, situato in posizione dominante con una vista panoramica a 360°.
La villa, ubicata a soli 8 km da Porta Romana, è suddivisa in due unità abitative. L'accesso avviene attraverso una scenografica scala monumentale a due rampe.
L’appartamento si sviluppa su più livelli, offrendo una disposizione degli spazi ampia e ben organizzata. Al mezzanino si trova una suite con bagno privato, affiancata da un ulteriore vano e un servizio, ideali per garantire comfort e riservatezza.
Salendo al piano nobile, il cuore della residenza si apre con due grandi saloni, di cui uno impreziosito da affreschi di notevole valore storico e artistico. Completano il piano quattro camere, due bagni, una cucina e una splendida loggia panoramica, perfetta per godere della vista mozzafiato.
All’esterno, un piazzale e una corte condominiale condivisi con l’altra unità offrono numerosi posti auto. Il giardino privato di circa 300 mq, arricchito da 12 maestosi ulivi secolari, rappresenta un’oasi verde di esclusiva bellezza.
Infine, al piano terreno si trovano tre ampi vani, tra cui uno particolarmente luminoso, attualmente adibito a centrale termica.
A tutela del suo inestimabile valore storico, l’immobile è sottoposto al vincolo della Soprintendenza alle Belle Arti.
Storia:
La Torre alle Rose è una villa situata su una collina vicino alla chiesa di San Lorenzo. Essa mantiene l’architettura rinascimentale, con una grande sala principale decorata con affreschi settecenteschi. Fu originariamente di proprietà di famiglie nobili come i Rossi, i Quaratesi e gli Adimari.
Nel 1461 fu acquistata da Niccolò d’Andrea del Benino, il cui figlio trasformò l’edificio in una villa. Dopo vari passaggi di proprietà, nel 1551 fu venduta a Giovanni Battista Cini, che ospitò il frate domenicano Egnazio Danti. Danti, famoso astronomo e matematico, utilizzò la villa per studi e costruì strumenti come l'anemoscopio.
Successivamente, la villa passò alla famiglia Malaspina e, infine, a Cosimo Grifoni. Nell’ottocento fu venduta ai Curadossi e, dopo diversi passaggi, appartenne agli Sbraci.
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