Soresina – cremona – Soresina provincia di Cremona a 40 minuti da Milano vendesi intero palazzo primi ‘900, già dimora dello scultore Leone Lodi. La proprietà, con un ampio giardino recintato, si sviluppa su tre piani, ed è divisa in due appartamenti, uno di 300 mq ed il secondo di mq 150. Può essere adatta per tre nuclei familiari. Il Parco, recintato e piantumato, con alberi di alto fusto, è fornito di dependance e di un ricovero attrezzi. La casa dispone di un ascensore privato e terrazzi. La proprietà si presta anche a più nuclei familiari. 290.000 Euro – Rif.5234
Cenni storici fonti wikipedia: Leone Lodi nasce da padre scalpellino del marmo e da madre insegnante di Biasca, nella Svizzera italiana. L'attività paterna lo spinge nel 1914 a trasferirsi a Milano (abiterà in Corso Sempione e sull'Alzaia del Naviglio) per avviarsi all'attività di scalpellino e a frequentare come artigiano decoratore diversi atelier milanesi di decorazione architettonica; sempre a Milano frequenta i corsi serali dell'Accademia di Brera e della Scuola Superiore d'Arte Applicata del Castello Sforzesco. Sono del 1919 le sue prime opere individuali: sculture che ancora risentono, in termini stilistici e di composizione, dell'estetica simbolista tipica di quei tempi; solo successivamente, e a maturità artistica ormai raggiunta, il Lodi conferirà alle proprie opere quella plasticità novecentista che contraddistingue il suo successivo lavoro. Negli anni venti il Lodi entra attivamente nel mondo della produzione artistica e nel 1924 vince il Premio Cesare Sarfatti con il gesso Figura Muliebre; la partecipazione al concorso fu viatico per la sua adesione al movimento Novecento italiano guidato da Margherita Sarfatti, moglie di Cesare, e che portò l'artista alla partecipazione, nel 1929, alla Seconda Mostra del gruppo allestita al Palazzo della Permanente di Milano con l'opera Il busto di Agnoldomenico Pica, architetto a cui il Lodi fu molto legato da vincoli di amicizia e con il quale lavorò successivamente. A partire dalla seconda metà degli anni '20 Leone Lodi partecipa a numerosissime esposizioni[1] che lo proiettano definitivamente nel novero degli scultori monumentali più noti di Milano e che gli garantiscono le prime commissioni di sculture destinate ai palazzi borghesi del centro della città: nel 1932 realizza le due coppie di statue in marmo poste ad adornare il quinto piano del palazzo di via Meravigli angolo via Santa Maria Segreta; per la sede della Società Elettrica Adamello di via Caradosso progettata dall'amico Agnoldomenico Pica contribuisce con quattro grandi statue in facciata. Nel 1931 il Lodi diviene membro della Commissione tecnico Artistica Cemeteriale di Milano e nel 1939 entra a fare parte della Commissione Artistica Annuale della Permanente presieduta dal conte Giovanni Treccani degli Alfieri. A partire dagli anni trenta entra nel gruppo dei razionalisti mediante la collaborazione con gli architetti Giuseppe Pagano, il già citato Agnoldomenico Pica, Giulio Minoletti ed Eugenio Faludi. A Leone Lodi si devono anche numerose decorazioni scultoree per il Cimitero Monumentale con un Buon pastore in travertino del 1933 per la tomba della famiglia Locatelli, per il Palazzo di Giustizia, il Cimitero di Musocco, la Chiesa di Santa Maria del Suffragio, la Chiesa di San Marco, il Palazzo della Guardia di Finanza Fabio Filzi, l'Università Bocconi, il Palazzo delle Assicurazioni Generali di via della Signora e di corso Magenta, il Teatro Manzoni. Nel 1943, a seguito della distruzione del suo studio di via Copernico durante un bombardamento alleato, lascia Milano per trasferirsi nella natia Soresina e continuare là il suo lavoro. Vastissima è stata l'opera di Leone Lodi, sia nella dimensione monumentale (vanno anche ricordate sue statue di fronte al corpo fabbrica del villaggio di Torviscosa), sia - soprattutto nel dopoguerra - in una dimensione più spirituale e intimistica: la Fondazione a lui intestata e rappresentata dalle due figlie sta oggi lavorando alla creazione di un archivio ufficiale dell'opera dello scultore, all'apertura di un museo monografico e alla donazione dell'opera Il busto di Agnoldomenico Pica al Museo del Novecento di Milano.[2]