Cividate al piano:
Lungo la via XXV aprile, in prossimità dell'antico fossato che circondava Cividate, si scorge un grande arco in pietra bianca di Zandobbio dalla fine modanatura ottocentesca che dà accesso al cortile del palazzo Muzio.
All'inizio dell'Ottocento Bernardo Muzio decideva di costruire la propria dimora in questa parte della contrada del Piazzolo, trasformando, con un ben definito progetto, dei preesistenti edifici rustici. L'operazione richiedeva l'acquisizione di alcuni lotti appartenenti a vari proprietari: la 'casa d'affitto' sull'angolo della via, di proprietà Emilia Gandini Barcella quondam Bartolomeo, un'altra 'casa di propria abitazione' con orto ad essa adiacente, appartenente a Luigi Galotti quondam Giuseppe, e infine una porzione dell'orto di don Pier Luigi Motterlini.
Una volta completate le operazioni immobiliari iniziava l'intervento di ristrutturazione generale mirato ad unificare le proprietà, conferendo al complesso un aspetto unitario dal linguaggio nobile e ordinato e aggiornando gli ambienti interni preesistenti secondo le funzioni e i gusti dell'epoca.
Il lato prospettante sulla strada veniva occupato da un portico interno formato da tre ariose campate coperte ognuna da una volta in mattoni sapientemente posati a padiglione dove, in corrispondenza della campata centrale, si apriva l'ampio ingresso carrale. Il corpo adiacente verso monte, quello più antico, veniva prolungato per realizzare una nuova scala, alcuni piccoli locali e una torretta, forse inizialmente adibita a torre colombaia; sulla sua facciata verso il cortile, si apre un porticato trabeato a quattro campate su colonne toscane e lesene alle estremità, rialzato di due gradini. Una fotografia degli anni cinquanta del secolo scorso documenta che, sull'ordinato disegno degli esterni, sporgevano le cornici sagomate delle finestre. Il fronte intonacato esprimeva, nella sua composizione architettonica neoclassica, quei criteri di simmetria, di regolarità di volume e di luci, ricercati anche mediante il disegno di finte finestre.
Un elegante portale in laterizio a sesto ribassato su pilastri con basi e capitello in laterizi collega la corte con il giardino pensile retrostante.
Benché non si siano trovate notizie sui primi proprietari, una parte dell'edificio doveva essere stata edificata tra il XVI e la prima metà del XVII secolo.
Seicentesca infatti è la grande sala a volta, sovrastante la cantina della stessa epoca, affiancata da alcuni piccoli ambienti coevi. Al centro della sala spicca una cornice decorata a stucco; in asse, sulla parete sud, è l'originale camino in pietra arenaria è composto da spalle a forma di modiglione poggianti su zampe di leone e architrave plasticamente sagomata con cornice.
La sovrastante caminiera, realizzata in stucco, raffigura due angioletti che reggono l'arma di famiglia.
Altre tracce di una nobile preesistenza si ritrovano in alcuni elementi di contorno delle aperture e nel disegno della volta della cantina con imbott...